lunedì 29 aprile 2013

Incontro pubblico sul tema “Pirogassificatore di Borgosesia”


Martedì 23 aprile si è tenuto a Borgosesia un incontro promosso dal Comune e da TerniGreen relativo al nuovo impianto realizzato presso l'area industriale ex-Samit (praticamente dietro il cimitero di Borgosesia).
Non è stato il primo incontro svolto sul tema, ma questo è stato necessario per chiarire i dubbi dei cittadini in seguito ai forti disagi registrati durante i test di accensione dell'impianto.
Ma andiamo con ordine.
L'impianto di pirogassificazione è stato commissionato dall'Unione delle Comunità Montane del Piemonte mediante un “Bando informale” pubblicato nel 2011 con il quale si voleva promuovere i progetti relativi alla valorizzazione delle risorse forestali della regione.
Terni Energia, attraverso la divisione TerniGreen, ha partecipato al bando e il progetto è andato avanti, ottenendo l'autorizzazione dalla Conferenza dei Servizi della Provincia di Vercelli (a non esserne informati evidentemente erano solo i cittadini distratti).
L'impianto di Borgosesia è un tassello del progetto, che nel complesso prevede la realizzazione di una vera filiera per l'approvvigionamento della materia prima (per la quale ci è stato detto saranno necessari ancora due anni di attesa).
I rappresentanti di TerniGreen intervenuti all'incontro hanno infatti dichiarato che l'impianto potrà essere alimentato SOLO con legna vergine (non trattata) e che esistono precisi accordi tra TerniGreen, Uncem e IPLA affinché questi possano garantire l'approvvigionamento della materia prima necessaria all'impianto.
Cosa accadrebbe se questi accordi non fossero rispettati? Non lo sappiamo. Possiamo immaginare che TerniGreen potrà in tal caso approvvigionarsi altrove. Nella speranza che non siano previste penali a carico magari di Uncem, e quindi dei contribuenti piemontesi.

Ma come funziona un pirogassificatore?

Premessa: si tratta di una tecnologia non nuova, ma lo è la sua applicazione commerciale. Sicuramente ciò è dovuto al fatto che esistono i contributi pubblici per la produzione di energia da fonti rinnovabili (i CIP6 che tutti paghiamo nella bolletta). In assenza di incentivi statali probabilmente non sarebbe economicamente sostenibile un impianto del genere, o non garantirebbe i guadagni necessari per un'attività imprenditoriale.
In pratica le biomasse vengono portate a temperature elevate (circa 800°C) in camere sigillate senza ossigeno. Reazioni chimiche “carbonizzano” il legname e viene prodotto un gas (syngas) combustibile. Questo gas viene filtrato e poi utilizzato per far girare un motore per produrre elettricità.
Nel ciclo vengono prodotte quindi sia elettricità che calore.
L'impianto di Borgosesia dovrebbe essere in grado di generare 850kW elettrici e 1.100kW termici, utilizzando ben 8.000 tonnellate annue di biomasse.

Sulla carta è una tecnologia pulita, pochissime emissioni gassose, residui di combustione innocui e recupero/valorizzazione dei boschi, l'oro verde delle vallate alpine.

Però qualcosa non ha funzionato.
Subito dopo l'introduzione dell'avvocato Neri di TerniGreen la serata si è scaldata. Alcuni dei presenti hanno iniziato a chiedere spiegazioni sui notevoli disagi subiti nelle ultime settimane, a causa dei fumi e degli odori sprigionati dall'impianto.
L'impianto, a detta di TerniGreen (con comunicato stampa ufficiale), è stato collegato alla rete il 28 dicembre 2012. Tuttavia i primi segnali di problemi (prima accensione?) si sono manifestati il 29 gennaio (data del video visibile su Youtube). Da quella data sono stati numerosi gli episodi relativi alle emissioni pesanti dal camino, alle quali si accompagnava un odore persistente e malevolo. Situazioni pesanti che hanno costretto molta gente a “barricarsi” in casa e a far intervenire Vigili del Fuoco e Forze dell'Ordine.
La giustificazione (un po' naïf) della Società è stata più o meno la seguente:
l'impianto non era completato (mancava il  Denox catalitico, che comunque non c'entra nulla con fumi e odori) ma soprattutto la legna era bagnata (ma va?) e mancava (e manca tuttora) un impianto di preriscaldamento o/e essiccazione della biomassa.
Se il processo è piuttosto semplice da spiegare, la sua messa a regime non lo è altrettanto. Il ciclo prevede infatti che la legna sia asciutta, altrimenti si ha una produzione di gas fuori controllo e questo poi comporta la produzione di fumo e cattivi odori.
La domanda sul perché non sia stato previsto un impianto simile è stata accolta con interesse dalla Società, ma non ha avuto una risposta certa. Forse si farà, forse no.

Ad oggi quindi siamo nella seguente situazione: l'impianto necessita di alcune ore per andare a regime. Durante queste ore è più che probabile la fuoriuscita di fumo e odori. L'impianto dovrebbe essere riavviato nel mese di  giugno, dopo ulteriori operazioni di messa a punto.
In teoria trascorse queste ore l'impianto dovrebbe essere autosufficiente, nel senso che parte del calore prodotto andrebbe a essiccare il legname prima del suo utilizzo.
Il disagio sarebbe “limitato” a poche ore una volta all'anno (spegnimento per manutenzione).

Peccato che il disagio per i residenti della zona non siano né lievi né limitati.

Resta il fatto che è stata fatta una segnalazione alla Magistratura per quanto accaduto. Il tecnico di ARPA presente alla serata ha ricordato l'art.674 del Codice Penale, che tuttavia limita ad un massimo di 206 euro l'ammenda o fino ad un mese di carcere. Praticamente un rimprovero...

Per i residui del filtraggio del syngas e della gassificazione delle biomasse è stato assicurato che è già pronto il protocollo di gestione, che prevede il loro conferimento in discarica.

Il tema più spinoso di questo tipo di impianti resta tuttavia quello delle particelle liberate in atmosfera, PM10 e inferiori.
In questo caso si potrà avere un controllo delle emissioni grazie alla centralina di controllo ARPA ubicata nei pressi dell'ufficio postale di Borgosesia. Essa tuttavia sarà in grado di registrare solo i PM10. Per monitorare anche le emissioni di PM2,5 è stato chiesto di poter avere un sensore in grado di misurarli. Il Comune si interesserà a fare la richiesta, ma le speranze di ottenerlo sono rare, pare di capire.
Peggio ancora per le nanoparticelle (PM zero virgola...) per le quali la Legge Italiana non prevede neppure la misurazione. Pare siano le più dannose, ma è meglio non sapere quante sono...

Il motivo che ha spinto Uncem ad individuare questo sito per la realizzazione del progetto  pare sia legato ad un bosco presente nel territorio di Borgosesia di proprietà demaniale che potrebbe fornire parte delle biomasse. Altro? No. Pare strano?

Perché ad oggi ancora molta gente non sa nulla dell'impianto? Non si poteva fare più informazione prima, in modo da informare la gente? Non si poteva fare le cose un po' meno “alla carlona” ed evitare di affumicare intere famiglie? Non si poteva fare una valutazione più attenta del luogo di installazione del pirogassificatore (una valle stretta comporta che gli inquinanti vengano trasportati a nord e a sud dalle correnti, restando comunque nella zona)? Si potrà avere un monitoraggio almeno dei PM2,5? E' normale che un'azienda quotata in Borsa possa emettere un comunicato nel quale dichiara l'allacciamento dell'impianto alla rete in data 28/12/2012 mentre ad oggi ancora l'impianto non è entrato in funzione (a parte i test)?
Tutte domande che resteranno, temiamo, senza risposta.
Links:
http://www.vedogreen.it/wp-content/uploads/2012/05/TE-COS_BORGOSESIA-28-12-2012.pdf
http://www.youtube.com/watch?v=XXCvzbT3XW8
http://www.ternienergia.com/index.php/impianto-di-pirogassificazione-borgosesia-vc
http://www.chimica-cannizzaro.it/files/la_gassificazione_.pdf

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