mercoledì 17 luglio 2013

La chiusura della Varallo Novara

E alla fine, gira e rigira, anche le ferrovie Novara-Varallo e la Casale-Vercelli chiudono. Spiace dire l'avevamo detto. Nessuna sperimentazione è stata fatta, o meglio, nessuno se n'è accorto. L'Assessore ci ha riferito in Commissione che effettivamente sarebbero state tagliate corse per 100.000 su 600.000 utenti della gomma, ma non ci sarebbero stati aumenti degli utenti su ferro. Sfido a trovare qualcuno che lo sapesse.

Dal 1 settembre 2013 dunque addio treni (anche se già ora con l'orario estivo sono presenti bus sostitutivi).
Colpa dell'ennesimo colpo di cesoia ai fondi nazionali per il trasporto pubblico locale (-5% nel 2011, -10% nel 2012, -15% nel 2013 rispetto a quanto speso 2010, più improvvisamente un altro -20% ad anno in corso), passati dai 715 milioni del 2010 ai 485 del 2013, più, bisogna dirlo, una totale incapacità di programmazione delle Giunte Ghigo, Bresso ed, in ultimo, in parte, Cota.

Se è vero che i treni costano di più al pubblico (perché c'è anche l'affitto delle tratte a RFI), è anche vero che sono un trasporto più sicuro, più efficace, più veloce, più puntuale (in teoria), più sostenibile e che trasporta anche più persone.  L'impiego di pullman al posto dei treni si traduce invece in maggior traffico sulle strade, quindi più rallentamenti ed inquinamento, più incidenti (considerando in particolare il territorio della Valsesia, caratterizzato da un clima freddo e con frequente formazione di ghiaccio e neve in inverno), e, non meno importante, un notevole aumento dei tempi di percorrenza ed un peggioramento della qualità dello spostamento (spazi molto più angusti, impossibilità di alzarsi, assenza di toilette, disturbi da chinetosi), fattori che incidono pesantemente sulla già difficile vita di un pendolare che opti per il mezzo pubblico.

Per anni sono stati dati fondi per il trasporto su gomma alle province senza sapere esattamente dove andassero a finire e con quali risultati. Spesso abbiamo assistito a doppioni di bus rispetto a corse su ferro, che drenavano passeggeri al ferro, abbassando di molto la percentuale di copertura dei costi con la vendita di biglietti.
Ora siamo al dunque. Rimarranno i bus, se ci saranno le coperture, se no, come ho già avuto modo di dire, chi non potrà permettersi un'autovettura privata o non potrà, per motivi di età, di salute, guidarne una, dovrà affidarsi al caro vecchio autostop. Che almeno la Regione investa su questo... 

Triste pensare come la Valsesia, valle che per sua orogeografia (è una delle tre porte al Monte Rosa) dovrebbe puntare tutto sul turismo sarà praticamente irraggiungibile con i mezzi pubblici. Un turista che si avventurasse, grazie anche alla contestuale soppressione dell'Arona-Santhià che portava almeno sino a Romagnano Sesia, dovrebbe fermarsi col treno a Vercelli, a ben 108 km da Alagna Valsesia, raggiungibile dopo almeno 3 estenuanti ore di bus. Per fare un paragone: da Pont-Saint-Martin comodamente raggiungibile in treno a Gressoney, ci sono 27 km e 45 minuti di bus; idem, tornando in Piemonte, dalla stazione ferroviaria di Piedimulera a Macugnaga. 

Il tutto a fronte di poche centinaia di migliaia di euro risparmiate (ed una parte andrà sulla gomma), il che fa ancora più rabbia se si pensa alle centinaia di milioni di euro già sprecati in mastodontiche linee ad alta velocità/alta capacità che servono solo un decimo dell'utenza nazionale e che potevano essere sostituite adeguatamente dal famoso Pendolino. Per non pensare agli sprechi futuribili di miliardi per i tunnel della Valsusa e il Terzo Valico tra Liguria e Basso Alessandrino. 

Una volta per tutte: Cota, Pdl e Pd la smettano di blaterare di macroregioni logistiche e di grandi opere che ci porteranno in Europa. Ai cittadini
interessa innanzitutto arrivare al lavoro/scuola e tornare a casa. Possibilmente in orario e in salute. 

Davide Bono
movimento 5 stelle valsesia
movimento 5 stelle valle sessera

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